L’Italia sembra stanca. E pure io.
Stanco di un Paese dove la linea più breve tra due punti è
l’arabesco e dove si perdono guerre come fossero partite di calcio e partite di calcio come fossero guerre.
Stanco. Un Paese che tira a campare, bloccato dalla paura di
correre rischi: Italia, sterminata domenica.
L’Italia è ferita, dalla furbizia dei più furbi, che poi a
guardarla bene è un egoismo travestito pure male. In fretta e furia.
E presa a tradimento. Una volta o si faceva l’Italia o si
moriva, ora all’Italia ci penserà qualcun altro.
L’Italia è tradita da quelli che la degnano solo di pietà,
la trattano da schifo, e poi scopri che sono gli stessi che “Italia, spaghetti e mandolino”, e gli va bene così.
E anche io mi sento tradito, nato in un Paese a metà:
mezze verità e mezze necessitàmetà doveri e metà fortuna
metà dei giovani che non trova lavoro, degli altri una metà teme di perderlo
metà giardino e metà galera
metà dimenticata, metà da dimenticare.
E allora buonanotte Italia, stanca come lo sono io.
Hai perso. Ci hai provato. Hai partecipato. Ora riposati, te
lo meriti.
Sveglia! E’ ora.
E’ ora di mostrare quell’Italia che non si spaventa di
essere italiana, migliore delle apparenze che la condannano e della fama che la
svilisce.
Chi nasce qui è come un nano sulle spalle di un
gigante. Un gigante fatto di cultura. Ma quale? Solo quella dei libri che ricordiamo
con nostalgia o anche quella che vogliamo ancora scrivere?
Pensate a un italiano che parla…
Lo fa veloce e a voce alta: esprime quello che pensa con
tutto il corpo, quasi che le idee, incontenibili, escano fuori dal viso, dalle
dita e dalle braccia. Sembriamo tutti eccellenti attori dell’opera, con un repertorio infinito di pose espressive.
Poi siamo creativi e attivi nel nostro modo di fantasticare:
andiamo a cercare le cose protesi verso l’alto, mantenendo però radici ben
piantate nel terreno.
Viviamo questo Paese sempre con fermento, come con un’amante,
oggi in furibondo litigio, domani in adorazione
E abbiamo cuore.
Noi siamo il cuore d’Europa ed il cuore non sarà
mai né il braccio né la testa. Un cuore però può essere grande e coraggioso o
timido e impaurito. Nella scelta che definisce il nostro limite prende forma
tutta la nostra grandezza.
Due facce dello stesso Paese. Uno furbo, che spesso
ci prova e a volte ce la fa, l’ altro fiero e orgoglioso, costruito con impegno
e responsabilità.
Ognuno può scegliere.
Voi chi volete essere?